Lo shark finning

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    Gli squali svolgono un ruolo cruciale su questo pianeta. Per 450 milioni di anni, hanno assicurato la salute del nostro mare – consentendo la nostra stessa esistenza.
    Lo shark finning ( finning = spinnamento, levare le pinne) è la pratica che consiste nel tagliare le pinne degli squali e rigettare il resto della carcassa dell’animale in mare che, stordito dalle torture subite e non avendo più la capacità di nuotare, si adagia sui fondali per poi morire soffocato. Le pinne, una volta riportate a terra, vengono essiccate e poi utilizzate per soddisfare i palati di milioni di orientali. La zuppa di pinne di squalo, una volta appannaggio dei ceti più benestanti, con il recente sviluppo economico degli Stati asiatici, sta diventando alla portata anche dei ceti tradizionalmente meno abbienti con conseguenze disastrose per l’ecosistema marino. Quel che è peggio è che la pinna, di per sé, non concorre all’insaporimento della zuppa essendo pressoché insapore, ma data la sua elevata disponibilità in fibre di collagene, ha esclusivamente la funzione di fornire la giusta consistenza all’intruglio infernale. Il sapore vero e proprio viene conferito alla zuppa da qualche altro ingrediente quali crostacei, carni bianche e di maiale, vegetali, salsa di soia, brodo di pollo e vino di riso.
    In tale pratica si può ricercare una delle principali cause, se non quella principale, del crollo della popolazione degli squali cui si è assistito nei mari e negli oceani del mondo negli ultimi vent’anni. La tendenza attuale è quella di concludere la battuta di pesca quando le stive sono piene di pinne di squalo. Con i moderni mezzi di pesca a larga scala, purtroppo, possono essere immesse sul mercato tonnellate di questo prodotto in tempi irrisori. Sebbene esistano dati contrastanti, si stima che circa 8000 tonnellate di pinne vengano vendute ai ristoranti di tutto il mondo ogni anno. Sebbene alcuni tipi di pesca catturino specificatamente gli squali solo per le loro pinne, il finning viene praticato anche quando i pescherecci passano lunghi periodi di tempo in mare e catturano accidentalmente un grande numero di squali (il cosiddetto bycatch) e non hanno facile accesso ai mercati per la vendita della carne, nei punti di sbarco.
    Oggetto del finning sono decine di specie di squalo: dal mako al martello, dallo squalo bruno alla verdesca, fino a giganti quali lo squalo balena. Le pinne utili alla commercializzazione sono la prima dorsale, le pettorali ed il lobo inferiore di quella caudale. Quelle restanti, di seconda scelta, spesso non vengono asportate. Il destino di quel che resta dello squalo è atroce: impossibilitato a nuotare, è destinato ad affondare nelle profondità marine e a morire lentamente, o ad essere divorato da altri predatori.
    Il finning è attualmente proibito in molti paesi, tra i quali Stati Uniti, Canada, Australia e Brasile,
    Palau, e alle Maldive. In Italia, invece, sebbene la pesca allo squalo non sia proibita, le pinne non hanno alcun valore commerciale, rendendo il finning un fenomeno marginale, se non del tutto assente.
    In Europa, la Spagna è il più grande esportatore del mondo di pinne di squali verso la Cina, la quale è a sua volta il più grande importatore e consumatore al mondo di carne e pinne di squalo. I dati della FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) indicano che l’Europa è responsabile del 56% delle importazioni globali totali di squali da altri Stati e di più del 30% delle esportazioni in tutto il mondo. La Spagna esporta principalmente pinne congelate.
    A livello globale intere popolazioni di squali sono state decimate. Almeno 8.000 tonnellate di pinne di squalo vengono spediti ai ristoranti di tutto il mondo.
    Oggi si assiste al fatto che gli squali sono sempre più piccoli, perché non gli viene dato il tempo per maturare. Molte popolazioni di squali impiegano molto tempo per crescere e verso i sette anni raggiungono la maturità sessuale per la riproduzione, partorendo solo uno o due cuccioli all’anno. Venti specie di squali sono elencati come in via di estinzione dalla World Conservation Union (IUCN). Le popolazioni di molte specie di squali sono scese di oltre il 90%. Dal 1972 il numero di squali pinna nera è sceso del 93%, degli squali tigre del 97% e degli squali toro, degli squali martello scuri e lisci è sceso del 99%.
    Le conseguenze del declino delle popolazioni di squali sulla vita degli oceani sono immense. Le grandi specie di squali sono l’ “apice” tra i predatori, sono stabilizzatori ecologici, e una volta che saranno spariti tale equilibrio porterà ad un irrefrenabile collasso. Ad esempio lungo la costa orientale degli Stati Uniti, dove grandi squali come gli squali tigre e gli squali neri sono state praticamente eliminati, ci sono stati cali nel numero di molluschi e una riduzione della qualità dell’acqua. Le popolazioni di piccoli squali e razze sono aumentati rapidamente, consumando frutti di mare ad un ritmo insostenibile.

    Nicola Di Battista
    Psicologo / Psicoterapeuta, Assistente alla comunicazione per sordi e ciechi con l’uso del Braille e della Lingua Italiana dei Segni – Dattilologia, Mediatore Familiare, Specializzato con Master in Psicologia Oncologica. Non ultimo Presidente dell’Organizzazione di Volontariato Care The Oceans.

    CARE THE OCEANS
    L’organizzazione di Volontariato Care The Oceans nasce per difesa della flora e fauna acquatica dei mari dei fiumi e dei laghi, promuovendo pulizie coste e fondali, formazione sensibilizzazione per grandi e piccini, progetti educativi nelle scuole, programmi di ricerca e di integrazione e sensibilizzazione per persone in svantaggio bio – psico – sociale, attraverso il coinvolgerli nelle nostre attività e presentandogli in nostro operato.
    Non ultimo utilizza audio – interviste, il Braille, la Lingua Italiana dei Segni (LIS) / Dattilologia e la Comunicazione Aumentativa Alternativa per sensibilizzare al rispetto sia della flora e fauna acquatica e che della biodiversità quante più persone possibili, adattandoci, noi, alle loro modalità comunicative. Collabora con Comuni, Enti nazionali, Enti locali, Associazioni, Didattiche subacquee, Diving Center, Scuole pubbliche e private, Agenzie di Promozione Sociale e Circoli sub.

    Contatti:
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    Indirizzo di posta elettronica: caretheoceans@gmail.com
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